Category Archives: Adolescenti

“A…come Acqua”

acquaSi dice spesso che “ bisognerebbe bere almeno 1,5 litri di acqua al giorno”: questa affermazione è vera solo in parte, in quanto il fabbisogno reale è 1,5-2 litri ogni 1000 kcal introdotte, considerando però anche la componente idrica degli alimenti. Poiché quest’ultima è una variabile difficile da calcolare, si può considerare ottimale un apporto di 6-8 bicchieri di acqua al giorno, esclusi i pasti.

Perché l’acqua è così importante? La componente maggiore del nostro corpo è rappresentata proprio dall’acqua e già da questo dato si capisce quanto sia fondamentale recuperare ciò che perdiamo tramite sudore, respirazione e liquidi corporei. All’interno del nostro organismo l’acqua ha il compito di eliminare le scorie, regolare la temperatura basale, mantenere l’elasticità di pelle e muscoli, lubrificare le articolazioni e trasportare ossigeno e nutrienti alle cellule!

Ecco quindi un piccolo aiuto per introdurre almeno 10 bicchieri di acqua ogni giorno e mantenerci ben idratati!

10 BICCHIERI AL GIORNO…

  •  1 appena svegli
  •  1 dopo colazione
  •  2 a metà mattina
  •  1 prima di pranzo
  •  2 a metà pomeriggio
  •  1 prima di cena
  •  2 dopo cena

A presto!!!

Dott.ssa Valentina Marra

 

“L’amore che mi resta” di Michela Marzano

Quando si parla di maternità si affronta un tema che ha come centralità un rapporto simbiotico unico e speciale tra due esseri viventi: madre-figlia/o.

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E’ un legame così difficilmente comprensibile da chi ne è ai margini o al di fuori che, quando accade un evento inaspettato che lo modifica, ci si trova impreparati ad affrontarlo. L’evento inaspettato che sconvolge e stravolge un’intera famiglia avviene la sera in cui Giada si ammazza. La madre non può che aggrapparsi alla sofferenza che ne consegue come se fosse uno scandalo, un sacrilegio continuare a vivere.

Nè suo marito, nè suo figlio riescono ad aiutarla!

Il solo reale conforto nasce dai ricordi: da quando Daria è riuscita ad essere finalmente madre adottando Giada, da tutti i momenti in cui è riuscita ad essere “amore” per la sua piccola, da quando si è sentita chiedere “….quando sei venuta a prendermi era perchè volevi una bambina o perchè mi volevi bene?”.

Michela Marzano riesce in questo libro ad affrontare il tema dell’adozione in un modo così realistico che io ho sentito descrivere solo in colloqui con ragazze/i che ne sono stati protagonisti. Solo chi ci è passato può dirti che il giorno peggiore della propria vita è “…. il giorno del compleanno. Quel giorno tutto riemerge, con una lista dolorosa di domande: se lo ricorda anche lei? Sta pensando a me? Le manco? O mi ha dimenticato?…”.

Questo non è un libro “triste”, come l’argomento potrebbe far supporre, ma è un libro “vero”che sin dalla prima pagina vi cattura per il modo in cui descrive come, di fronte ad una perdita, siamo esseri nudi, vulnerabili, persi. Chiediamo conforto, salvezza senza sapere bene a chi la chiediamo e quando smettiamo di farlo ed accettiamo la vita così com’è questa ci salva con l’immensità del suo amore.

M.Cristina Raga

 

“Lo sport come metafora della vita”

Lo sport è la metafora della vita: ti insegna a compiere sacrifici, a credere in degli ideali, a lottare per qualcosa, a rialzarti dopo una caduta.

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Ti insegna che se una partita dura 90 minuti ci devi credere e devi correre per quei fottutissimi 90 minuti, perchè se ti fermi prima, se molli prima, hai già perso in partenza. Ti insegna che devi dare tutto, che anche quando sei stanco devi metterci la grinta e continuare a lottare, perchè altrimenti sprofondi.

Ti insegna che devi accettare il verdetto del campo, che se incontri qualcun’altro più forte di te, ti devi inchinare e riconoscere il suo valore. E che se non sei stato abbastanza bravo e all’altezza della situazione devi inchinarti lo stesso, e riconoscere i tuoi limiti. Ti sprona a migliorarti, a crederci sempre e a non arrenderti mai. Ti insegna che nulla è impossibile, che a volte i miracoli accadono. Ma solo a volte. Perchè alla lunga vince poi sempre il più bravo. E con “bravo” intendo colui che ha avuto la determinazione e la costanza di coltivare il suo talento. Passione, sacrificio, talento.

E poi ti insegna due valori fondamentali: la solidarietà verso i propri compagni di squadra e il rispetto per l’avversario. E non a caso ho usato il plurale prima e il singolare dopo: perchè sono dell’idea che la forza del gruppo possa reggere l’urto di ogni avversità. Ma se sei in un gruppo e un tuo compagno molla, allora è finita. E forse questo è un po’ quello che è successo alla Juve ieri sera.

Lo sport arriva anche a farti versare lacrime, che siano di gioia o di delusione poco importa: è l’emozione che sta dietro a quelle lacrime che è importante, perchè lo sport ti fa emozionare, ti fa vivere. E non mi riferisco solo al calcio, questo discorso vale per tutti gli sport. Il punto, però, è che ci si dovrebbe fermare a questo, nello sport, così come nella vita: a versare lacrime. Lacrime di fatica, sudore, speranza, felicità, amarezza, passione per quelli che sono i propri valori e i propri ideali.

A lottare sì per il proprio credo, calcistico o religioso che sia, senza mai perdere di vista il rispetto per l’avversario. Ma il problema è che non siamo capaci di fermarci a questo. Dagli sfottò senza senso e beceri nel mondo del calcio quando l’avversario perde, all’eliminazione fisica dell’avversario nel mondo là fuori, solo per citare due esempi attuali di che cosa significhi oggi aver perso il rispetto. Rispetto che, forse, non abbiamo mai avuto. Sicuramente paragonare le due cose può sembrare a prima vista azzardato, ma se ci fermiamo un attimo a riflettere e ci spogliamo di ogni ipocrisia, ci rendiamo conto che non è un confronto poi così assurdo. Paragonare la delusione per una sconfitta in una partita di calcio alla delusione che nasce spontanea nel guardarci intorno e vedere il mondo andare a rotoli, è da folli.

Ma signori, l’altra sera poco dopo le 22.00 nel mondo, nel nostro mondo, è andato in scena tutto questo: Cardiff, Torino, Londra. Tralascio i commenti sui fatti impietosi di Londra e anche su quelli di Torino (che poi sono figli, in un certo qual senso, di quelli londinesi), poichè non mi reputo all’altezza di commentarli, senza cadere nel banale e nei soliti luoghi comuni. “Abbiamo perso la libertà”, “siamo schiavi del terrore”, oltre a questo, non saprei dire altro. Lascio, pertanto, l’analisi di tali drammi a chi è più competente di me, gli slanci empatici di vicinanza a morti e feriti a chi è solito usare i social più di quanto lo faccia io, e mi tengo le mie umili e discutibili riflessioni a riguardo, con le mie convinzioni, i miei sentimenti e le mie speranze.

Io mi tengo le lacrime che arrivano da Cardiff, quelle sane, quelle di Gianluigi Buffon, perchè sono le lacrime che nello sport, e nella vita, ho versato anch’io tante volte. E che continuerò a versare. Perchè è questo il mondo in cui credo, la mia fede. Ragazzi, ci riproveremo l’anno prossimo, con ancora più grinta e convinzione. Pronti, come sempre, a rialzarci.

 #finoallafine Forza Juventus!

Alessia Cenzato

 

“Entusiasmo e scoperta” al LEGO® SERIOUS PLAY® workshop

Grande entusiasmo tra i partecipanti al LEGO® SERIOUS PLAY® workshop che si è tenuto in questi giorni presso il Centro AIDE.

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Mai avrebbero pensato i partecipanti di venir coinvolti così tanto dai famosi “bricks” in attività serie miranti alla scoperta non solo delle proprie qualità nascoste, ma delle qualità del gruppo creando così una squadra collaborativa e vincente.

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Impiegando i mattoncini per costruire e condividere una storia, si passa sempre dall’individuale al collettivo ed è proprio in questo che risiede l’efficacia del LEGO® SERIOUS PLAY® method. Non esiste persona che non abbia conosciuto il mondo attraverso l’interazione manuale con gli oggetti. Già il famoso pedagogista e psicologo Jean Piaget, attraverso la sua teoria degli stadi dello sviluppo cognitivo, affermava che i bambini non acquisiscono conoscenza un pò alla volta, ma usano le loro esperienze del mondo per costruire le loro “strutture cognitive”.

Quindi noi non siamo dei contenitori passivi, ma dei costruttori di teorie, soluzioni e strategie. lego-100
Le mani, nel LEGO® SERIOUS PLAY® workshop, diventano uno strumento di “innovazione e soluzione strategica”.  Non esistono più delle riunioni 20/80 dove i partecipanti si ritraggono fisicamente (leaning out) allontanandosi dal contesto ed assumendo una posizione divergente. Manager e leader creano inevitabilmente una situazione 100/100!

Questo è proprio quello che si è creato durante il workshop presso il Centro AIDE dove il potenziale di ogni partecipante lego-148 ha creato nuova conoscenza unendo i fini individuali e quelli del team.  Un gruppo che sappia tener conto delle caratteristiche del sistema/organizzazione di cui fa parte, di come questo possa evolvere e reagire di fronte a situazioni nuove o di “emergenza” non prevedibili, di cosa si può modificare e ciò che invece è indipendente dalla sua portata crea una reale connessione tra i fini dell’azienda e quelli dei dipendenti.

Il LEGO® SERIOUS PLAY® workshop è un’esperienza da provare, perchè non si può raccontare!!!!

A presto

M.Cristina Raga

“E se quei mattoncini fossero di più che semplici mattoncini?”

Da BILLUND ad IVREA!

Siete degli appassionati dei giochi della LEGO®?Al contrario non avete mai costruito niente (o poco) con i famosi mattoncini nell’arco della vostra vita?

Non vi preoccupate!

Il metodo LEGO® SERIOUS PLAY® è veramente alla portata di tutti!

Che cos’è? 

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E’ una nuova metodologia nata per elaborare attraverso il “gioco serio” strategie di business che porta con sé molti vantaggi dati innanzitutto dallo strumento: i mattoncini LEGO®.

Oltre all’immediatezza ed alla facilità dell’uso dei mattoncini, è il processo che fa la differenza!

Non si tratta più di replicare la realtà costruendo modellini di qualcosa di esistente, ma piuttosto di esplorare una realtà spesso inconsapevole, attraverso le metafore e lo storytelling.

Così il metodo LEGO® SERIOUS PLAY® diventa ideale per lavorare sui gruppi, nel team building, per risolvere problemi complessi, per definire strategie di business e value added proposition, perché aiuta a semplificare la realtà ed a trovare soluzioni inattese.

Da qui si può partire per applicare il metodo in diversi ambiti, ad esempio negli assessment o in colloqui individuali o per gestire riunioni.

E’ molto versatile, ma con un processo ben definito… altrimenti non sarebbe LEGO® SERIOUS PLAY®.

Dove puoi provarlo?

foto con Per color

Ad Ivrea presso il Centro AIDE sono presenti Facilitatori Certificati direttamente da uno dei fondatori del metodo, Per Kristiansen.

Vi aspettiamo per saperne di più!

 

Luisa Danieli

“Pace interiore”: guardare dentro per crescere fuori

Avere un figlio di 9 anni, come sanno i genitori, porta a conoscere quasi a memoria una discreta quantità di cartoni animati, alcuni più interessanti, altri più scontati ma a volte, guardando bene, ci possiamo scovare davvero piccole perle come quelle presenti nella serie di Kung Fu Panda.

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La prima che mi ha colpito è in Kung Fu Panda 1: al maestro Shifu è stato dato il compito di addestrare un grosso panda, piuttosto goffo e pasticcione a diventare il “guerriero dragone”, ovvero colui destinato a salvare la popolazione della valle da un nemico imbattibile nemmeno dai suoi allievi migliori. Il panda, di nome Po, si dimostra totalmente inadeguato e viene allontanato e schernito dagli altri allievi ma Shifu, che è un maestro saggio, si rende conto che il tipo di addestramento utilizzato con gli altri non funzionerà con Po. Un giorno passeggiando per il corridoio vicino alla dispensa vede Po che, in piena crisi, ingurgita dei biscotti che erano riposti in uno scaffale davvero in alto, difficilmente raggiungibile da una persona poco agile, e spiandolo, nota come Po, spinto dalla ricerca compulsiva di cibo, riesca a compiere evoluzioni straordinarie in modo del tutto inconsapevole: ecco! Ha trovato la strategia giusta per addestrarlo!!

Piano piano Po, guidato da Shifu, svilupperà sempre più consapevolezza della propria forza interiore e in un modo tutto suo, unico e speciale, riuscirà a compiere il suo destino.

 

Mi ha colpito perché ci sono tanti rimandi: il primo è una riflessione per gli insegnanti in particolare ma anche per chi, come me, facilita la crescita personale, ed è relativo alle strategie di apprendimento. Ognuno di noi è diverso e ciò che può avere funzionato per la maggior parte degli allievi o dei coachee (persona che si rivolge al coach), improvvisamente in alcuni casi non funziona più! Allora pensare che sia “l’altro” ad essere inadeguato o che il tuo coachee sia “sbagliato” per te (mi rivolgo ai coach) ci impedisce di trovare nuove vie d’esplorazione. Occorre mettersi in discussione e assumersi la responsabilità di ciò che accade aprendosi a ciò che di vero e di speciale c’è in quella persona, diversa da tutti gli altri. Tutti noi abbiamo delle strategie e dei “driver” che ci portano a cambiare e che spesso rimangono nella dimensione dell’inconsapevolezza ed è importante scoprirli con una buona dose di curiosità.

 

Il secondo rimando è: quanto ognuno di noi è consapevole del proprio valore?! Quanto siamo in grado di liberare il nostro potenziale e di “compiere il nostro destino”? Le pratiche per l’esplorazione di sé possono aiutare molto nel trovare delle risposte, il coaching è una di queste ma ce ne sono tante altre e io credo che ognuno trovi la propria via in questo tipo di percorsi, non ce n’è una più giusta di un’altra, c’è solo ciò che è giusto per te in questo momento, e in futuro magari sarà diverso. Penso però una cosa, che sia davvero importante trovare un modo per esprimere la propria forza creativa e prendere il controllo della propria vita e sono convinta che ognuno di noi possa diventare un “guerriero dragone”!

Luisa Danieli

“Quando i libri profumavano di carta” di Alessandra Barbiera

Con un titolo che fa sicuramente affiorare in noi lontani ricordi densi di emozioni,  la Prof.ssa Alessandra Barbiera, Vicario del Dirigente Scolastico dell’Istituto Comprensivo di Settimo Vittone e sede distaccata di Borgofranco, ci regala uno splendido racconto di un tempo che forse non tornerà più, ma che per tanti di noi sarà impossibile dimenticare.

libri con candelabro

I libri pesano tanto: eppure, chi se ne ciba

e se li mette in corpo, vive tra le nuvole

(Luigi Pirandello)

“QUANDO I LIBRI PROFUMAVANO DI CARTA”

Non compro libri al supermercato.

      La mia vita è legata a un turbine di odori che a volte, lambendomi l’olfatto, mi fanno tornare indietro nel tempo e mi stimolano emozioni.

      L’odore delle torte e del latte caldo, che mia mamma preparava a me e ai miei fratelli nei pomeriggi invernali, che non è mai stato odore di cucina, ma di gesti d’affetto.

      L’odore della pelle di mio nonno, quando mi prendeva in braccio, che ancora oggi mi sembra di sentire qua e là e mi riempie di nostalgia.

      L’odore del cuscino dei miei bambini nel quale affondavo la faccia, quando sentivo la loro mancanza.

      L’odore che mi avvolgeva da piccola all’entrata della scuola: odore di minestra, di gesso e di carta, che a volte mi spaventava e mi faceva battere il cuore.

      Ancora oggi l’odore della carta mi fa battere il cuore. Compro un libro e, prima di leggerlo, lo annuso… Così, per tornare indietro nel tempo e per assaporare in anteprima la lettura.

      Non compro libri al supermercato, perché non posso farmi consigliare da quella libraia minuta e sicura, che mi suggerisce sempre ciò che in cuor mio già voglio.

      Non compro libri al supermercato perché non sanno solo di carta, ma anche di formaggio, di salame e di olio.

      Però compro libri!

      Non compro neanche ebook, che mi darebbero solo parte di quel piacere rassicurante che mi deriva da una buona lettura.

I libri digitali non invecchiano nelle mie mani. Non si stropicciano.

E poi non odorano e basta.

      Non sanno di formaggio e di salame, ma non profumano nemmeno di carta.

      I libri digitali non sono in grado di assorbire le lacrime di una lettura emozionante, triste e divertente.

      I libri digitali non profumeranno mai di biblioteca.

      Così i registri elettronici a scuola: non odorano più più della fatica di allievi e insegnanti; usandoli ho perso qualcosa del mio passato.

      Non so se i libri digitali vivranno una vita marginale, perché completamente privi di un proprio odore, così come il Jean Baptiste Grenouille di  Süskind.

      Io continuerò a comprare libri da annusare, oltre che leggere.

      Almeno per ora.

      E continuerò ad andare al supermercato per comprare olio e formaggi.

      Almeno per ora.

                                                     Alessandra Barbiera

“L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Milan Kundera

Tanti sono gli scritti nei quali Milan Kundera ha messo l’accento sull’unicità e sulla caducità della vita, ma ne “L’Insostenibile leggerezza dell’essere” enfatizza questa “unicità” ripetendo spesso il detto Einmal ist Keinmal , ossia ciò che è accaduto una sola volta è come se non fosse accaduto mai” .

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La vita di ciascuno di noi è talmente breve, che le scelte che compiamo diventano irrilevanti ed appaiono all’autore ”leggere”. Ecco che il contrasto tra l’evanescenza della vita e l’esigenza umana di trovare sempre un “significato importante” a ciò che si fa crea un insostenibile paradosso.

L’uomo sottostà nella sua quotidianità alla “sensatezza” di ogni sua azione rimanendo imprigionato in ciò che si deve fare senza rendersi conto che il suo vivere avrebbe un senso solo nella “verità della libertà”.

Solo la libertà diventa per Kundera la sensatezza dell’intera esistenza.

E’ sicuramente un romanzo che fa stridere dentro di noi qualcosa, che ci fa pensare sulle infinite possibilità di questa vita che purtroppo non riusciamo a vedere imbrigliati dal “non-pensare” e dal “dormire”.

Dott.ssa M.Cristina Raga

 

 

“Para…Cadute: un successo!!!”

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Sabato 13 giugno si è conclusa la prima stagione del Corso “Para…Cadute” e, dopo sei mesi, è tempo di bilanci.

Il corso, nato per insegnare a prevenire le cadute nell’anziano, ha assunto mano a mano risvolti ben più ampi, fino ad inglobare nel proprio bacino d’utenza anche i più giovani. Infatti, se nelle persone avanti con gli anni un buon equilibrio, una buona deambulazione, una buona tonicità muscolare e una buona reattività diventano fondamentali nel prevenire le cadute (causa a loro volta di conseguenze più o meno gravi, quali distorsioni e rottura del femore), sicuramente avere un buon equilibrio fisico migliora la vita anche alle persone meno anziane, in quanto è utile al fine di un corretto ed efficace funzionamento dell’organismo, a qualsiasi età.

Il Corso “Para…Cadute”, lavorando sul core (cioè il nucleo funzionale del corpo compreso tra le spalle e le pelvi) attraverso una serie di esercizi ben specifici, va a migliorare notevolmente la coordinazione, l’equilibrio e la forza dei nostri atleti, stimolando anche di conseguenza la loro attività cognitiva e le loro abilità mnemoniche.

E’ come se i muscoli diventassero più intelligenti, il corpo più reattivo, ottenendo una maggiore stabilità funzionale ed un miglior controllo neuromuscolare.

I risultati ottenuti sono sorprendenti: i partecipanti al corso sono migliorati considerevolmente sotto l’aspetto dell’elasticità muscolare, della mobilità articolare, dell’equilibrio, della coordinazione e della capacità di concentrazione ed autovalutazione. La nostra soddisfazione è enorme nel rilevare questi benefici e nell’osservare che essi hanno rafforzato la sicurezza e l’autostima in ognuno di loro, a prescindere dall’età. Inoltre, è con molto piacere che abbiamo constatato il formarsi di un vero e proprio gruppo, che ha facilitato il superamento dell’imbarazzo iniziale ed ha coadiuvato l’interazione. Al Corso “Para…Cadute” si respira un bel clima di solidarietà, ci si aiuta vicendevolmente, ci si relaziona con gli altri, si scherza…e, ovviamente, si lavora sodo!!

Rinnoviamo i complimenti e i ringraziamenti a tutto il gruppo per l’impegno e la costanza che hanno mostrato e, sull’onda del loro (e del nostro!) entusiasmo, allarghiamo l’invito a chiunque voglia partecipare…per imparare a NON CADERE!

Buone vacanze e arrivederci al 5 settembre 2015!

Prof. Bruno Bettagno e Dott.ssa Alessia Cenzato

Poesia = linguaggio emotivo

 

Dal greco poiesis, che appunto significa “creazione”, la poesia è una forma d’arte molto vicina alla musica che riesce a trasmettere in modo più profondo, evocativo e penetrante quello che la discorsività della prosa tante volte non riesce a catturare.

La forte carica emotiva che riesce ad evocare può solo essere espressione di uno “stato interiore” vissuto con tale intensità che non può più “contenersi” in un corpo o nella mente.

Sempre più spesso i giovani utilizzano la poesia per esprimere riflessioni, disagi interiori, stati d’animo relativi a situazioni famigliari, scolastiche, affettive che stanno vivendo.

Qui di seguito…..

 

“LEGAMI” 

Legami effimeri, come l’aurora,

Legami che crediamo durare una vita, ma che impietosamente si spezzano quando vita c’è ancora.

Legami costruiti, ricercati e ostentati, ma quanto davvero sentiti?

Legami nascosti, profondi e gelosamente nel cuore custoditi.

Legami di comodo, legami di sopravvivenza,

Legami invidiabili, ma solo all’apparenza.

Legami con fatica conquistati, sudati e finalmente completi,

come una medaglia vinta dall’ultimo degli atleti.

Legami sanciti con una fede al dito ed una vita in grembo,

legami non scritti, estremi e sottili come un lembo.

Legami rafforzati dal dolore,

legami distrutti dall’amore.

Legami ostacolati dal tempo e dalle tempeste,

legami che si perdono, come bambini nelle foreste.

Legami indissolubili, destinati ad essere,

eterni, come Penelope e la sua tela da tessere.

Legami che non si possono spiegare, come il nostro,

legami che ogni giorno devono affrontare il proprio mostro.

Legami legati da una forza superiore, o semplicemente interiore.

Legami che ti danno la spinta per sentirti migliore.

Legami che ti mischiano la pelle, l’anima e le ossa,

legami che si scavano da soli la propria fossa.

Scegli, AMORE, a quale di questi legami apparteniamo,

purchessia, al fondo del tuo braccio, troverai sempre la mia mano.

 

Alessia C.

 


Ecco com’è la profondità emotiva espressa!

Dott. MCristina Raga