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“Lo sport come metafora della vita”

Lo sport è la metafora della vita: ti insegna a compiere sacrifici, a credere in degli ideali, a lottare per qualcosa, a rialzarti dopo una caduta.

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Ti insegna che se una partita dura 90 minuti ci devi credere e devi correre per quei fottutissimi 90 minuti, perchè se ti fermi prima, se molli prima, hai già perso in partenza. Ti insegna che devi dare tutto, che anche quando sei stanco devi metterci la grinta e continuare a lottare, perchè altrimenti sprofondi.

Ti insegna che devi accettare il verdetto del campo, che se incontri qualcun’altro più forte di te, ti devi inchinare e riconoscere il suo valore. E che se non sei stato abbastanza bravo e all’altezza della situazione devi inchinarti lo stesso, e riconoscere i tuoi limiti. Ti sprona a migliorarti, a crederci sempre e a non arrenderti mai. Ti insegna che nulla è impossibile, che a volte i miracoli accadono. Ma solo a volte. Perchè alla lunga vince poi sempre il più bravo. E con “bravo” intendo colui che ha avuto la determinazione e la costanza di coltivare il suo talento. Passione, sacrificio, talento.

E poi ti insegna due valori fondamentali: la solidarietà verso i propri compagni di squadra e il rispetto per l’avversario. E non a caso ho usato il plurale prima e il singolare dopo: perchè sono dell’idea che la forza del gruppo possa reggere l’urto di ogni avversità. Ma se sei in un gruppo e un tuo compagno molla, allora è finita. E forse questo è un po’ quello che è successo alla Juve ieri sera.

Lo sport arriva anche a farti versare lacrime, che siano di gioia o di delusione poco importa: è l’emozione che sta dietro a quelle lacrime che è importante, perchè lo sport ti fa emozionare, ti fa vivere. E non mi riferisco solo al calcio, questo discorso vale per tutti gli sport. Il punto, però, è che ci si dovrebbe fermare a questo, nello sport, così come nella vita: a versare lacrime. Lacrime di fatica, sudore, speranza, felicità, amarezza, passione per quelli che sono i propri valori e i propri ideali.

A lottare sì per il proprio credo, calcistico o religioso che sia, senza mai perdere di vista il rispetto per l’avversario. Ma il problema è che non siamo capaci di fermarci a questo. Dagli sfottò senza senso e beceri nel mondo del calcio quando l’avversario perde, all’eliminazione fisica dell’avversario nel mondo là fuori, solo per citare due esempi attuali di che cosa significhi oggi aver perso il rispetto. Rispetto che, forse, non abbiamo mai avuto. Sicuramente paragonare le due cose può sembrare a prima vista azzardato, ma se ci fermiamo un attimo a riflettere e ci spogliamo di ogni ipocrisia, ci rendiamo conto che non è un confronto poi così assurdo. Paragonare la delusione per una sconfitta in una partita di calcio alla delusione che nasce spontanea nel guardarci intorno e vedere il mondo andare a rotoli, è da folli.

Ma signori, l’altra sera poco dopo le 22.00 nel mondo, nel nostro mondo, è andato in scena tutto questo: Cardiff, Torino, Londra. Tralascio i commenti sui fatti impietosi di Londra e anche su quelli di Torino (che poi sono figli, in un certo qual senso, di quelli londinesi), poichè non mi reputo all’altezza di commentarli, senza cadere nel banale e nei soliti luoghi comuni. “Abbiamo perso la libertà”, “siamo schiavi del terrore”, oltre a questo, non saprei dire altro. Lascio, pertanto, l’analisi di tali drammi a chi è più competente di me, gli slanci empatici di vicinanza a morti e feriti a chi è solito usare i social più di quanto lo faccia io, e mi tengo le mie umili e discutibili riflessioni a riguardo, con le mie convinzioni, i miei sentimenti e le mie speranze.

Io mi tengo le lacrime che arrivano da Cardiff, quelle sane, quelle di Gianluigi Buffon, perchè sono le lacrime che nello sport, e nella vita, ho versato anch’io tante volte. E che continuerò a versare. Perchè è questo il mondo in cui credo, la mia fede. Ragazzi, ci riproveremo l’anno prossimo, con ancora più grinta e convinzione. Pronti, come sempre, a rialzarci.

 #finoallafine Forza Juventus!

Alessia Cenzato